Mario
Fulvio Bernardini, perché formazione? e perché coaching?
Con la formazione è stato un incontro casuale, diversi anni fa, ne sono passati quasi dieci, una
società dell’IBM ricercava nuove risorse da avviare in questo affascinante
percorso.
Ci fu una bella selezione: alcuni
loro formatori con una lunga esperienza alle spalle ci misero alla prova
utilizzando telecamere per le simulazioni in aula. Una volta che riuscivi a
superare il loro giudizio e il trauma di doverti rivedere nelle tue
performance, avevi una solida base per poter iniziare ad erogare i primi corsi.
Così è stato ……

Così è stato ……
Il coaching, è stato un altro incontro
casuale! Un corsista me ne parlò durante
una pausa. Avendomi visto insegnare, riteneva
ne avessi le caratteristiche.
Lavorava nel campo delle risorse umane, la cugina era un coach, nel caso fossi interessato mi propose di partecipare ad una sessione. Di lì a poco ci fu la sessione e dopo alcuni mesi mi iscrissi ad una scuola riconosciuta dall’ICF. Come vedi due colpi di fulmine!
Lavorava nel campo delle risorse umane, la cugina era un coach, nel caso fossi interessato mi propose di partecipare ad una sessione. Di lì a poco ci fu la sessione e dopo alcuni mesi mi iscrissi ad una scuola riconosciuta dall’ICF. Come vedi due colpi di fulmine!
Quello che faccio mi da molte soddisfazioni. Essere d’aiuto alle persone, dare il mio contributo a risolvere problemi specifici, anche se di lavoro, anche se piccoli: è questo quel che mi
piace sia della formazione che del coach.
Scuole di pensiero, metodi,
teorie… quali sono i tuoi punti di forza?
L’attenzione
alla chiarezza nell’esposizione, la pazienza e l’adattamento di argomenti anche
complessi per renderli fruibili anche per quelle persone che non hanno un bagaglio
scolastico o di esperienza importante alle spalle. Mentre per il coaching seguo
un metodo, riconosciuto dall’ICF - la più grande e la più importante
associazione professionale di coach esistente al mondo - sviluppato da Ennio
Rivolta e la sua scuola CoachUitalia.
Che significato hanno per te
le parola “formare” e “coach”?
Visto
che il termine coaching ha origine dalla parola francese coche, ossia carrozza,
il coach non è altro che un “cocchiere” che accompagna il suo cliente da un
punto iniziale ad uno finale. Probabilmente, anche quando ho iniziato con la
formazione, mi sono sempre comportato in questo modo, inconsapevolmente. Ecco
perché quel corsista mi ha riconosciuto….
Non
conoscevo il coach ma già mi comportavo in quel modo, perché anche formare per
me è portare una persona da un punto a un
altro, aiutarlo nel senso di farlo muovere, essere
una spinta, una motivazione.
Qual è la tua area di
competenza?
Nell’ambito
della formazione le mie competenze riguardano da un lato il pacchetto OFFICE e Visual Basic, dall’altro la sicurezza sul lavoro e quella del settore
agro-alimentare, l’HACCP per intenderci.
Mentre
per il coaching tratto il life coaching e il corporate coaching
Informatica e sicurezza, come
mai materie così diverse?
L'informatica,
o in generale tutto quello che ha a che vedere con le tecnologie, mi ha sempre
affascinato sin da quando ero piccino, in particolare quando fece la sua
comparsa il commodore. Il mio primo pc fu proprio il commodore 128.
Riguardo
alla sicurezza mi ci sono trovato dentro. Oltre ad essere una materia che mi
interessa particolarmente, sapere che puoi salvare delle vite umane o aumentare la
sicurezza e la salute dei lavoratori e dei consumatori, come formatore ti dà una spinta molto forte, una motivazione incredibile.
A chi ti rivolgi, chi è il
tuo pubblico?
Principalmente
il mio bacino d’utenza è formato da aziende.
La
percentuale di persone non inserite in un ambito prettamente lavorativo, sia
che si tratti di formazione che di life coaching, al momento è davvero bassa.
Tuttavia
spero in un’inversione di tendenza nei prossimi anni, specie per quello che
riguarda il life coaching, perché ritengo che sia un supporto davvero efficace.
Da
parte mia mi impegnerò a far conoscere sempre più lo strumento del coaching, come valida alternativa, visto che in Italia non abbiamo
una tradizione in questo senso, al contrario dei paesi anglosassoni per
esempio. Se una persona attraversa un momento di difficoltà, oppure semplicemente
è di fronte ad una scelta importante o vuole potenziare una sua caratteristica,
ad oggi fa tutto da solo o si rivolge a degli amici o va dallo psicologo.
Quest’ultima ipotesi da noi non è sempre vista bene. Molti, a torto, pensano
che se vai dallo psicologo hai un problema “mentale”. Io dico invece che ci
sono argomenti (o se li vogliamo definire semplicemente fatti) che è meglio vengano
trattati dal coach, altri per cui è meglio lo psicologo.
Quali le aspettative che
incontri?
Le aziende
in generale si aspettano un beneficio.
Riguardo
al coach si aspettano che funzioni, non hanno
bisogno di una moda passeggera. L’utenza privata si aspetta prima di tutto che
io spieghi cosa significa la parola coach ;)
Riguardo
alla formazione ci sono persone che non si rendono conto di quanto il loro
lavoro potrebbe essere facilitato. Usano programmi e non hanno idea delle
potenzialità.
Non è
sempre così per fortuna!
C’è chi
sente il bisogno di partecipare ad un corso e poi chiede all’azienda di organizzarlo.
In questo caso chiede una formazione per esigenze specifiche e dunque si
aspetta di migliorare velocemente; ha il desiderio di conoscere, sperimentare e
si immagina di imparare bene i programmi.
Ma ci sono persone
che non si aspettano nulla. Ad esempio, mi è capitato recentemente in una grande
azienda di sentirmi dire: “abbiamo ricevuto una mail del general manager con la
convocazione, il corso non l’abbiamo chiesto noi”.
In
questi casi entrano in aula senza alcuna aspettativa. Poi, man mano che espongo
gli argomenti, si accorgono che c’è qualcosa che può servire, cominciano a
vedere le potenzialità inespresse. Prima non
ci pensavano proprio. Insomma il corso serve anche per aprire un po'
le teste ;)
La formazione in Italia sta
cambiando?
Qualcosa si sta muovendo.
All’inizio, visto che c’erano molti fondi da spendere, la si pensava esclusivamente
come affare fine a se stesso. Fortunatamente qualcuno si sta accorgendo che,
fatta bene magari in associazione con altri strumenti, può portare a risultati
insperati.
Nelle
aziende cominciano a rendersi conto che gli strumenti non sono conosciuti, che è il momento di
lavorare per aumentare efficienza. Ci stanno
riflettendo sopra.
C’è anche
la formazione della scuola, dell’università, e ci sono i master sia pubblici
che privati. Anche nella scuola pubblica qualcosa si sta muovendo. Stanno
cercando di trovare un sistema di monitoraggio delle performance, ma sono molto
lenti.
Eh sì, io cambierei tutto: metodo d’insegnamento, programmi, metodo di selezione e mantenimento dei docenti. Come per me, che per ogni ora lavorata c’è un riscontro in termini di obiettivi del cliente e questionario di gradimento, così per i professori delle scuole ci dovrebbe essere una forma di incentivi e misurazione delle loro performance.
Eh sì, io cambierei tutto: metodo d’insegnamento, programmi, metodo di selezione e mantenimento dei docenti. Come per me, che per ogni ora lavorata c’è un riscontro in termini di obiettivi del cliente e questionario di gradimento, così per i professori delle scuole ci dovrebbe essere una forma di incentivi e misurazione delle loro performance.
Con “fondi da spendere” ti stai
riferendo alla formazione finanziata, come vedi la sua influenza nel panorama
italiano?
La
formazione finanziata dà mangiare a molte persone, ci sono intermediari,
agenzie, passaggi. A volte vengono organizzati corsi solo nell’ottica di utilizzare
fondi a disposizione. Il docente viene scelto puntando a spendere il meno
possibile, non ha importanza che il corso venga fatto bene. L'efficienza ne
risente la qualità si abbassa.
Senza finanziamenti il settore
sarebbe più contratto, ma più concorrenziale. Più
concorrenziale perché le aziende utilizzerebbero i propri soldi solo per corsi
fatti come si deve e mirati, ed emergerebbero i migliori.
Ma forse
non sarebbe affatto la situazione ideale, mi chiedo: senza
finanziamenti quante aziende farebbero formazione?.
Concretamente quali risultati
si possono ottenere col coaching?
In
azienda ormai, e specialmente in quelle medio-grandi, si sta affermando sempre
più la figura del coach, perché dà ottimi risultati in termini di aumento delle
performance sia personali che di gruppo e di miglioramento delle relazioni.
Probabilmente la sfida è quella di far conoscere questo strumento alle piccole
realtà e alle persone che hanno delle esigenze non per forza aziendali. Inoltre
se
si associano formazione e coaching i risultati della prima migliorano
notevolmente. Me ne rendo conto se penso a
come erano le mie performance prima di diventare anche coach.
Quali progetti, quali novità
hai in programma?
Il
progetto più importante è creare una società insieme ad altri colleghi che
possa fornire una serie di servizi alle Aziende e ai privati. Dalla formazione
alla riqualificazione delle risorse, dal coaching all’orientamento al lavoro,
dall’assessment alla consulenza Aziendale e personale. Un team di
professionisti molto qualificati che si unisce e offre ciò che di meglio sa
fare.
Hai un blog vero?
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